Era notte quando lui avvertì un rumore metallico provenire dal sedile posteriore della sua auto.
Aveva appena infilato le chiavi per avviarla e si voltò attratto da quel rumore, fu lì che vide una persona raggomitolata su se stessa con un uno strano casco in testa.
“Chi sei tu?” chiese stupito, e quella strana figura rispose con voce femminile: “Sono l’Argonauta”.
Quindi la osservò meglio: aveva le braccia ricoperte di piccoli graffi, alcuni appena sanguinanti, come di chi ha corso tra rami aguzzi e rovi, i jeans strappati in diversi punti, doveva essere caduta più volte.
«Come mai sei ferita? Da dove arrivi?»
Nessuna risposta, la donna aveva perso conoscenza.
L’uomo si tolse la giacca cercando di coprirla alla bene e meglio e ripartì, portando con sé la sconosciuta.
Arrivato a casa corse ad aprire la porta, tornato alla macchina la prese in braccio e la condusse all’interno. Cerco di toglierle quello strano casco in metallo, ma lei rinvenne e lo fermó.
“Sei ferita?”
“Si, Fuggivo, da qualcosa” rispose lei con voce affannata.
“Vado a prendere dei cerotti e una garza per medicarti”.
Stava agendo d’istinto lui, come sempre, abituato a fare poche domande e a osservare i dettagli, anche i più piccoli, dove trovava tutte le risposte.